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Il bisogno
di 
contatto
in Psicologia

Anche senza arrivare ai casi estremi di morte per marasma riferiti da Spitz, la disattesa dei bisogni affettivi, che vanno dall'espressione delle emozioni, al contatto fisico ed emotivo, può portare a disturbi, sia mentali, sia organici. Di fronte alla frustrazione di tali bisogni la risposta più frequente nella nostra società sembra essere il ricorso alla malattia.
 Sembra verosimile l'ipotesi secondo cui nella nostra società la somatizzazione sia diventata il mezzo attraverso cui comunicare i propri problemi esistenziali. Infatti, mentre è possibile ignorare una persona che ci parla dei suoi disagi, una crisi di pianto o acuti dolori fisici, nella loro drammaticità, impongono una reazione nelle persone vicine. E' proprio nella capacità di suscitare questa reazione, segno di interesse e di affetto, il valore della somatizzazione, che permette, così, di stabilire un contatto altrimenti difficile: "In una società che accetta le malattie dell'organismo, ma molto meno i problemi dell'esistenza, l'unica via praticabile resta quella di esprimere in termini di malattia somatica i propri problemi personali; (...). Là dove i bisogni esistenziali dell'individuo sono in conflitto con i valori riconosciuti dalla società, la somatizzazione è spesso l'unica via d'uscita" (Galimberti U., 1983, pp.178).
In base alle osservazioni di Spitz sui neonati privati di cure manuali e sulla loro conseguente morte ed alle ricerche sull'isolamento sensoriale e sociale che può portare a turbe mentali e organiche almeno temporanee, Berne ha sviluppato il concetto di "fame di stimoli". Tra le forme di stimoli particolarmente desiderate, Berne (1989) indica quelle relative all'intimità fisica.
Anche esperimenti sugli animali evidenziano la funzione fondamentale dello scambio fisico. Gli esperimenti di Harlow con le scimmie o esperimenti sui ratti in laboratorio sembrano portare alla stessa conclusione: la stimolazione cutanea è indispensabile per un sano sviluppo psico-biologico.
Liss ha dedicato un intero capitolo al "bisogno di abbracci". In queste pagine illustra i benefici apportati dall'abbraccio, ipotizza alcune spiegazioni fisiologiche del perchè abbracciarsi abbia un effetto così vivificante. Secondo l’autore ,è auspicabile che venga distrutta la barriera che in molte famiglie viene posta contro il contatto fisico per ignoranza dei bisogni fisico-emotivi: "Il terapeuta che pratica terapie corporee può osservare come il suo lavoro mette in evidenza il bisogno di contatto corporeo per sciogliere un'angoscia emotiva. (...). Senza un abbraccio confortante non si verifica il processo di rinnovamento dell'energia che elimina il malessere emotivo. L'abitudine a scambiarsi questo tipo di abbraccio non ha ancora trovato posto nell'ambiente familiare, dove potrebbe essere notevolmente utile" (Boadella D.,Liss J., 1986, p.155).
L'importanza di un contatto autentico, di cui l'aspetto fisico non è che una parte, è sottolineata anche dalla psicologia umanistica .
Il bisogno di affiliazione corrisponde al bisogno di creare una condizione di vicinanza con altre persone e di ricercare l’appartenenza a un gruppo.La vicinanza dell’altro avrebbe lo scopo di ridurre l’ansietà e di confrontare le proprie emozioni. L’origine di questo bisogno può essere ricercato nell’attaccamento infantile che riguarda la necessità presente alla nascita di stabilire un legame con la madre e con gli altri caregivers.
Secondo Maslow (1954), il bisogno di contatto, di affetto e di appartenenza nascerebbero dalla frustrazione causata dalla crisi della famiglia, dai processi di urbanizzazione selvaggia, dalla conflittualità generazionale e da un diffuso individualismo.”Senza affetti noi viviamo nel  mondo come fantasmi.Il sentimento che permette al bambino di crescere è il sentirsi pensato, una sensazione estremamente appagante anche da adulti.E’ il pensiero della madre a proteggere il bambino dalla sofferenza psichica, ma anche dalle malattie e dagli incidenti.Se il senso di appartenenza viene meno scivoliamo verso situazioni di deprivazione che determinano l’insorgere del disturbo nevrotico”( p.89)
Il bisogno di affiliazione si manifesta anche nella tendenza riscontrabile nei bambini dai due anni, ad attuare nei confronti dei coetanei un comportamento prosociale , una condotta volta all’aiuto reciproco e alla condivisione di esperienze o sofferenze, che negli adulti si articolerà poi nella ricerca attiva di compagnia, nell’attitudine alla collaborazione e all’empatia (cioè la capacità di assumere il punto di vista degli altri) . In particolare, le prime relazioni preverbali tra madre e bimbo , e le prime battaglie tra il bisogno di gratificazione e la capacità di attesa, costituiscono gli organizzatori esterni di quella che sarà la comprensione empatica, la simpatia e l’altruismo. Infatti, la madre buona sviluppa la disposizione empatica che è il vero e proprio anticipatore delle capacità di imitazione,di identificazione e di interiorizzazione.
Per un soggetto adulto il bisogno di affiliazione diventa attaccamento reciproco, cioè il bisogno di una qualche forma di contatto umano. Le persone ricercano la vicinanza degli altri per diversi motivi : a) come forma di stimolazione (per vincere la noia, per divertirsi, per sentirsi meno soli, etc.), b) come appoggio quando hanno bisogno di conferme o di approvazione, etc. Purtroppo,tali bisogni sono riconosciuti in maniera abbastanza intuitiva e pochi ricercatori hanno avvertito l’esigenza di eseguire studi approfonditi sull’argomento.
Si può comunque affermare che il Sé è il risultato di un processo dinamico, di un continuo riassestamento tra la validazione che gli altri ci rimandano della nostra separatezza , individualità e autonomia  e la nostra elaborazione socio-cognitiva che risente in massima parte del nostro bisogno di affetto, di avere una copertina protettiva e accudente che ci conforti nei nostri molteplici sforzi
In conclusione si può affermare che il corpo media lo sviluppo socio-psico-biologico dell'individuo, in quanto tale sviluppo si fonda, dalla nascita fino alla morte, sulla corporeità, quindi anche sul contatto corporeo.

Dott.ssa Caraccio Elena

I genitori  
la separazione 
dai figli

I genitori giungono ad un traguardo importante quando devono affrontare il distacco dal loro bimbo, e ciò avviene in modo "ufficiale" quando giunge il momento dell'inserimento nella Scuola dell'Infanzia del loro figlio.
Per alcuni bambini l'ingresso nella Scuola dell'Infanzia rappresenta il contatto con una realtà sociale più ampia : si sviluppano relazioni con i propri pari e con gli adulti condividendo spazi, materiali ludici e attività didattiche improntate sul gioco e sul vissuto sensoriale e corporeo. Chi invece ha frequentato l'asilo nido affronta un ambiente nuovo, associato al cambiamento delle educatrici di riferimento e dei compagni.
I bambini possiedono impensabili capacità nell'affrontare il distacco dalla famiglia se i genitori permettono loro di vivere ,elaborare  , e sperimentare la situazione nuova in cui si trovano.
Lo psicoanalista John Bowlby e la psicologa Mary Ainsworth ( ideatori della teoria dell'attaccamento) hanno studiato la relazione tra madre e bambino, scoprendo che ogni bambino possiede un determinato stile di attaccamento, che riflette il modo in cui ciascun soggetto ha vissuto il rapporto con i caregivers, che possono avere soddisfatto il bisogno di protezione e di sicurezza, oppure possono essere stati poco responsivi.
Alcune ricerche hanno dimostrato l'effetto positivo della responsività dei genitori sullo sviluppo sociale, emotivo e cognitivo, perchè il tipo di attaccamento infantile, determinato dalla  qualità delle cure materne ricevute, influenzerà la costituzione della personalità e la visione che il bambino avrà di sé e degli altri.
Vi sono diversi tipi di relazioni di attaccamento : a) attaccamento sicuro : il bambino è in grado di esplorare l'ambiente in modo attivo sia in presenza che in assenza della madre;accoglie la madre , quando ritorna, salutandola o facendosi consolare in caso abbia sofferto della separazione; b) attaccamento ambivalente ( o insicuro - ansioso) : sia in presenza che in assenza della madre il bimbo esplora poco l'ambiente circostante, piange molto in sua assenza e all'arrivo della mamma sembra cercare il contatto ma al tempo stesso lo rifiuta ;c) attaccamento evitante : il bimbo si mostra indifferente sia in presenza che in assenza della mamma, e quando la vede dopo una separazione la evita accuratamente, guardando da un'altra parte o continuando a giocare; il bimbo non mostra disagio né quando è da solo , né quando rivede la mamma dopo una separazione.
I bambini con attaccamento sicuro hanno una mamma attenta e sensibile ai loro bisogni, che trasmette fiducia nella realtà circostante e permette ai figli di esplorare l'ambiente circostante. I bambini ambivalenti sono accuditi da madri imprevedibili : mostrano affetto quando il figlio non lo richiede ,e rifiutano il contatto fisico quando invece il bimbo ne ha necessità, perché è a disagio. I bambini evitanti sono assistiti da una madre indifferente ai loro bisogni, che li rifiuta costantemente e scoraggia il contatto fisico.Gli stili di attaccamento ambivalente ed evitante vengono considerati come strategie adattive messe in atto dal bimbo, per adattarsi alla personalità materna.
Bowlby sostiene che le rappresentazioni mentali dei bambini riguardo le figure di attaccamento ( generalmente i genitori) si formino molto presto durante l'infanzia. Queste rappresentazioni mentali sono concetti che i bambini costruiscono relativamente alla natura, alle caratteristiche e ai comportamenti attesi del mondo e di coloro che lo popolano, incluso il Sé del bambino stesso. Questi modelli, che sono flessibili e adattabili, derivano dalle ripetute esperienze quotidiane dei bambini con le loro figure di attaccamento: sono cioè correlati al grado col quale il genitore è sensibilmente percettivo verso i segnali del bambino e coerentemente responsivo ad essi, è disponibile a dare conforto quando richiesto, accetta affettivamente il bambino e apprezza e facilita la sua esplorazione attiva dell’ambiente.
Ogni genitore affronta la separazione dal figlio in modo diverso : a) alcuni vogliono lasciarlo a scuola subito in modo frettoloso senza rispettarne i tempi di inserimento , b)  altri non riescono a separarsi da lui poiché faticano a riconoscerne la sua autonomia  e sono molto insicuri , c) ci sono genitori che al contrario pensano che il loro bimbo sia un "genio" , che quindi non abbia bisogno di regole e che gli altri debbano adattarsi a lui e non viceversa , d) altri invece svalutano i loro bimbo , non lo sostengono , lo denigrano pensando di spingerlo a fare meglio , e) altri ancora si disinteressano completamente del progetto educativo in cui è coinvolto il figlio.
Concludendo qualche consiglio per i genitori : a) cercare di riconoscere l'individualità e le capacità del vostro bimbo, e facilitarne l'autonomia , b) essere presenti ma non invadenti : il bimbo deve sapere che ci siete al momento del bisogno ma deve sperimentare la realtà, inclusa anche qualche frustrazione , c) dare al bimbo delle semplici regole di vita che devono essere chiare e cercare di farle rispettare , d) cercare il confronto costruttivo con altri genitori, con le insegnanti,   e se si è profondamente in crisi rivolgetevi ad uno psicologo.


Dott.ssa Caraccio Elena


Lo scarabocchio infantile

La psicologia non ha tenuto sempre un atteggiamento favorevole e positivo nei confronti dello scarabocchio e del disegno infantile spontaneo. Alla fine del 1800, infatti, con un criterio di tipo estetico-realistico, le caratteristiche dei disegni (sproporzioni, uso improprio del colore, mancanza di "oggettività"...) vengono classificate come errori.
Solo successivamente dall'analisi degli "errori" si passa all'aspetto psicologico. Però, dato che la psicologia privilegiava gli aspetti intellettivi della personalità, il disegno viene messo in rapporto in maniera preferenziale con l'intelligenza (alcuni test, come quello dell'omino di Goodenough, diventano strumenti per misurare la quantità dell'intelligenza).
Sotto l'influsso della psicanalisi il grafismo, in quanto comportamento spontaneo e inconscio, viene messo in rapporto con gli aspetti profondi, inconsapevoli, emotivi e motivazionali della personalità in evoluzione: il disegno non è più l'espressione della sola intelligenza, ma diventa l'espressione della vita affettiva ed emotiva.
Lo scarabocchio per il bambino ha diverse funzioni:

1. È un'attività motoria spontanea, complessa e sempre più coordinata che contribuisce alla formazione della personalità; come accade per il gioco, disegnando e scarabocchiando, il bambino prova il piacere nel movimento. Dominare il movimento significa maturare psicomotoriamente, intellettualmente ed affettivamente. Molti collegamenti cerebrali rimarranno stabili nel soggetto proprio in seguito alle prime esperienze di movimento e di controllo del tracciato grafico.
Nello scarabocchio e nel disegno il bambino sviluppa aspetti fondamentali per la sua evoluzione:
  • i prerequisiti essenziali della lettura e della scrittura;
  • la fiducia in se stesso;
  • l'esperienza della motivazione interna;
  • la creatività.
2. È un mezzo di comunicazione interpersonale (involontaria ma anche volontaria) e quindi un linguaggio ("nascosto", "silenzioso", "non verbale"), l'"altro" linguaggio.
3. È una "terapia" che assolve egregiamente alla funzione di scarica e/o sublimazione dell'aggressività.
Per l’adulto lo scarabocchio del bambino può essere uno strumento psicodiagnostico fondamentale, valido e nello stesso tempo relativamente "facile".
Quando il disegno e lo scarabocchio sono usati come test il bambino deve rispondere a precise consegne (figure da copiare, soggetti da realizzare, temi da sviluppare…) con modalità e spesso anche tempi prestabiliti. Le finalità di questi test sono quelle di individuare aspetti dell'intelligenza (test d'intelligenza) o del temperamento e del carattere (reattivi di personalità).
I test di questo tipo sono vari: test dello scarabocchio, disegno della famiglia, disegno della famiglia di animali, disegno del gruppo, test dell'albero, il bambino sotto la pioggia, il disegno del bambino cattivo, il test delle stelle e onde.
Anche quando disegna a tema, essendo il disegno il linguaggio della verità e il linguaggio dell'inconscio, il bambino racconta il suo vissuto personale che emerge e si manifesta in modo particolare attraverso il meccanismo della proiezione: di fronte a stimoli nuovi (apparentemente) neutri e, potremmo dire, di fronte a qualsiasi situazione, il bambino reagisce in base alla propria forma mentis, alla propria struttura, alla propria esperienza; anche disegnando, perciò, il bambino proietta in modo naturale e spontaneo la propria personalità, racconta se stesso e i suoi rapporti con l'ambiente.
Ecco allora perché lo scarabocchio e il disegno rientrano nell'ampio campo degli strumenti proiettivi: il bambino ha la possibilità di scegliere la modalità di realizzazione più consona alla sua personalità sia nel caso in cui si esprima liberamente e senza indicazioni di sorta (disegno e scarabocchio spontanei), sia nel caso in cui venga suggerito un tema più o meno affettivamente neutro (il test della famiglia di animali, ad esempio, è stato pensato proprio per evitare ogni possibile coinvolgimento diretto del bambino nei confronti dei componenti della propria famiglia).
Nel bambino si forma un’immagine mentale dei genitori che riflette la tipologia di relazione instaurata con i caregivers .
I genitori hanno funzione di specchio per il loro bimbo, con le loro cure e i loro gesti testimoniano al bambino ciò che lui è per loro. Solo attraverso l’interiorizzazione delle due immagini del padre e della madre, il bambino riesce ad acquisire “lo spessore psichico della sua corporeità” .
Ognuno di noi possiede un’immagine interna del padre e della madre , da cui emergono i tre aspetti o immagini parziali della personalità : l’immagine di crescita,l’immagine sessuale, l’immagine morale. L’immagine fondamentale a cui ogni persona fa riferimento risulta composta da una immagine  emotiva di malessere o benessere, e dalle immagini di natura paterna o materna .
L’immagine parziale di crescita è in relazione al all’ampiezza del tratto, l’immagine parziale sessuale in relazione alla forza e alla forma del tratto , l’immagine parziale morale in relazione alla continuità del tratto.
Lo scarabocchio produce e veicola impressioni o immagini non formali del nostro sentimento.
Il foglio bianco diventa lo specchio sul quale la persona proietta l’oggetto interno buono (Winnicott).Lo scarabocchio è l’espressione emotiva delle emozioni che il soggetto prova e l’espressione del suo Sé. Il soggetto può proiettare immagini di Sé , quando avrà introiettato lo sguardo materno. La madre è uno specchio che riflette al bimbo la propria immagine : uno sguardo d’amore trasmetterà fiducia e autostima, uno sguardo indifferente , incostante aggressivo trasmetterà anaffettività, svalorizzazione, insicurezza. Se abbiamo interiorizzato figure genitoriali positive anche noi avremo una visione positiva della realtà, avremo buoni rapporti con gli altri e una buona autostima.
Per quanto riguarda l’impiego dello spazio in relazione alle tre immagini parziali che insieme compongono la nostra personalità:
  • Immagine parziale di crescita : La scioltezza e la ritenutezza del tratto si possono osservare la momento dell’esecuzione  e dal grado di struttura formale dello scarabocchio: osservando se il tratto è regolare, omogeneo e libero, oppure disorganizzato, disequilibrato, forzato.Una mancata espansione della realtà sociale può dare vita a forme di inibizione più o meno gravi sul piano affettivo o cognitivo, , e a forme di compensazione in forma fantastica, staccate dalla realtà. Il bambino si muoverebbe allo stesso modo sia negli spazi fisici della realtà, sia in quelli relazionali, che in quelli grafici.
  • Immagine parziale sessuale: Forza ( spessore , leggerezza e tratto sostenuto) e forma del tratto sono espressioni del modo di essere di una persona , risultati della visione affettiva della sua immagine. Dalla forza e dalla forma del tratto di può dedurre il tipo di immagine sessuale presente nel soggetto.
  • Immagine parziale morale: La continuità del tratto  si riscontra quando il tracciato dello scarabocchio non presenta alterazioni di pressione né di forma lungo il suo percorso. All’interno dello scarabocchio si può individuare l’immagine emotiva di sé, che è il riflesso dell’autostima del soggetto , anche in relazione con le altre persone. In questo caso siamo di fronte ad una personalità positiva aperta agli altri e con un buon livello di autostima.
Dott.ssa  Elena Caraccio

Il lettone : l'isola che non c'è

Accogliere il proprio bimbo nel lettone è una situazione che è capitata ad ogni genitore, sia di propria iniziativa sia su richiesta del bambino stesso.
Quando il bambino è molto piccolo l'esigenza di contatto fisico con i genitori è totale, e il lettone rafforza l'attaccamento al seno rendendolo un momento sereno e gioioso.
Pertanto la permanenza nel lettone per le poppate può essere consentita anche se è meglio che il bambino possieda uno spazio tutto suo nella camera dei genitori, e dorma nella culla o nel lettino. Bisogna segnalare che il  neonato nel lettone può anadare incontro a soffocamento o può essere  schiacciato inavvertitamente dai genitori mentre dormono.
Dai dodici mesi, le esigenze del bambino cambiano e i genitori devono favorire la sua autonomia incominciando a metterlo a dormire da solo nella sua cameretta. Se il bambino continua a dormire nel lettone si instaura un'abitudine che è poi difficile da cambiare e che ha ripercussioni sull'intimità di coppia e sul ritardo di autonomia del bambino.
Se si abitua il bambino a dormire da solo, si contribuisce ad aumentare la sicurezza in sé e ad affrontare serenamente l'ansia della separazione dalla mamma. Al contrario, più il bambino prolunga la permanenza nel lettone , più si ha un ritardo nel raggiungimento dell'autonomia personale  e minore è la capacità di affrontare serenamente le separazioni dai genitori.
Più il bimbo cresce più è difficile mutare le abitudini che ha acquisito, senza il rischio che faccia i capricci. I genitori devono affrontare questa scelta con serenità ed essere d'accordo, perché il bambino reagirà al cambiamento con le lacrime e solo la fermezza dei coniugi riuscirà a convincerlo al cambiamento.
Quando il bambino sarà lasciato da solo a dormire e piangerà, i genitori dovranno lasciarlo sfogare per periodi di tempo determinati sempre maggiori. Si parte con un intervallo di cinque minuti che andrà aumentato  di sera in sera, il bambino dovrà essere rassicurato invogliato a prendere sonno , e salutato dai genitori. La cosa  importante è che il papà e la mamma devono essere  determinati e che non cedere portandolo con loro  nel lettone. Nel caso in cui cedessero l'unico messaggio che manderebbero al figlio è che con i capricci riesce ad ottenere ciò che vuole.
Se il bimbo dovesse essere inconsolabile, il genitore può andare a confortarlo, senza cedere alla tentazione di prenderlo in braccio.
È consigliabile : a) lasciare una luce di cortesia accesa nella stanza del bimbo , b)  permettergli di tenere i suoi pupazzi preferiti nel lettino, c) leggere una fiaba , d) mettere un cd di musica rilassante o di ninna-nanna, d) evitare giochi troppo agitati prima della nanna, e) non dargli da mangiare prima di dormire.
È molto importante svolgere sempre lo stesso rituale prima di andare a dormire , poiché ciò  rassicura il bambino : 1) bisogna metterlo a letto sempre alla stessa ora, 2) dargli il bacio della buona notte , 3) creare un'atmosfera rilassante , che non incuta timore o ansia al piccolo.
Ci possono essere alcune eccezioni e dare il permesso al bimbo di venire nel  lettone quando: è malato, quando ha fatto un brutto sogno ( anche se dopo addormentato è consigliabile riportarlo nel suo lettino), alla domenica mattina per giocare con la mamma e il papà.
Se è arrivato un nuovo fratellino che dorme nella stanza dei genitori, bisogna spiegare al bimbo più grande che la mamma deve allattare il piccolo e che per un po’ la situazione sarà questa, ma che appena il fratellino sarà cresciuto un po’ andrà a dormire nella cameretta con il fratello maggiore.

Dott.ssa Caraccio Elena